No, il processo rimane a Napoli. Dopo cinque ore di Camera di Consiglio lo ha deciso la nona sezione del Tribunale di Napoli che ha respinto le istanze di incompetenza territoriale avanzate dalla difesa dell'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Questa è la notizia che utilizzeranno molti giornali per raccontare la ripresa delle udienze del processo a calciopoli. Ma la decisione veramente deflagrante è quella che i giudici hanno deciso l' estromissione dal processo di tutte le parti civili, ritenendo che non sussistano "danni diretti e immediati". Escono quindi dal processo tutte le società calcistiche che avevano proposto la costituzione di parte civile, l'Avvocatura dello Stato, la Figc, e gli altri enti.
A chiedere risarcimenti alla Juventus erano il Brescia, il Bologna e l'Atalanta, in fila per la richiesta alla Fiorentina c'erano invece il Lecce, l'Atalanta e il Bologna, mentre per la Lazio solamente il Brescia. Solo nel caso della fu Salernitana di Aniello Aliberti la responsabilità civile veniva allargata alla Federcalcio.Si contavano oltre 300 milioni di euro di richiesta danni complessiva, in una somma che sembrava destinata ad aumentare ancora. Il pallottoliere della Salernitana aveva sommato risarcimenti per cento di milioni di euro, mentre Bologna, Brescia e Atalanta retrocesse avevano quantificato il danno tra i 54 e i 56 milioni. Chissà la Roma quanti milioni richiedeva per ognuna delle 40 pagine di presunti torti subiti, e poi c'era anche il Lecce a presentarsi come parte lesa, per via di quel 3-3 con il Parma arbitrato da Massimo De Santis che poi non trovò di meglio da fare se non lodarsi e imbrodarsi di tanto "capolavoro". L'Inter non compariva fra le parti lese, forse soddisfatta di aver ricevuto in dono uno scudetto di cartone e Ibrahimovic a prezzo di saldo su cui impostare almeno tre o quattro anni di scudetti sicuri.
Ma a salire sul carro dei questuanti di calciopoli non sono state le sole società di calcio. I danni li chiedeva niente meno che il Ministero delle Finanze, sotto la cui responsabilità rientrano le scommesse, e poi il Ministero delle Politiche giovanili, nel 2006 guidato da Giovanna Melandri che tutti ricordiamo scodinzolare di gioia a bordo del bus con i campioni del mondo insieme all'ex consigliere di amministrazione dell'Inter Guido Rossi in procinto di assegnare all'Inter lo scudo di cartone di cui si diceva poche righe addietro. La lista continua con l'Avvocatura e i Monopoli di Stato e poi la Rai. Con chi ce l'aveva la tv di Stato? Ce l'aveva con i propri giornalisti Ciro Venerato e Ignazio Scardina chiamati a rispondere di danni per 1 milione di euro colpevoli niente meno di resoconti con un occhio di riguardo alla Juventus. Addirittura un'inviata Rai, Francesca Sanipoli, si era inserita sulla scia chiedendo i danni per essere stata dequalificata per volontà dello stesso Moggi, che ne impose l'allontanamento dalle partite della Juventus. Ma avete presente Francesca Sanipoli? Ci voleva Moggi?
Non poteva mancare naturalmente la Federcalcio con la sua costituzione di parte civile, ma allo stesso tempo attaccata da Aliberti: l'ex presidente della Salernitana avanzava richieste di onerosi risarcimenti per i consigli federali svolti all'epoca Carraro che portarono alla retrocessione e al fallimento del club. Nella lunga lista dei ricorrenti persino due abbonati di Sky che chiedevano la restituzione di una stagione di "canone pagato al calcio", 6-700 euro. Un abbonato romanista di tribuna Monte Mario voleva indietro 1.150 euro "per aver visto diverse partite false con risultati alterati" mentre un tifoso della curva nord romanista chiedeva il rimborso di nove biglietti con la seguente curiosa motivazione: "Per nove domeniche sono partito dalla Puglia per andare a vedere gare già decise". Non poteva naturalmente mancare la richiesta di danni morali quantificata in 5.000 euro.
Nella lista di quelli che pagheranno solo le spese dei propri avvocati ci sono anche quattro associazioni dei consumatori, costituitisi parte civile per tutelare abbonati allo stadio e telespettatori: si tratta di Codacons, Adiconsum, Federconsumatori e Casa dei consumatori. Ma non finisce qui perché nella lista figuravano le deposizioni anche di sette privati, mentre la casa editrice Edigamma Publishing reclamava dalla Juventus quattro milioni: "Abbiamo creato merchandising attorno allo scudetto della Juve - spiegavano quelli della Edigamma - bicchieri, posaceneri e un milione di figurine stampate. Il processo sportivo e la retrocessione hanno rovinato un'impresa".
Chissà che i danni veri, prima o poi, non li chiedano gli azionisti della Juventus che in quella nefasta estate 2006 furono letteralmente abbandonati insieme alla dirigenza da una proprietà che non trovò di meglio da fare che ammettere non si sa ancora quali colpe e chiedere scusa per il male procurato. A chi? Per che cosa? Ma soprattutto, perché? Sono domande che oggi come allora attendono una risposta da chi, dovendosene occupare, se ne lavò invece letteralmente le mani.
Calciopoli: NO alle parti civili
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