Ricordate i titoloni del 2006? La cupola di Moggi sembrava un cancro diffuso in ogni ambito del calcio italiano. In primo luogo, pareva che il suo potere avvolgesse la Federazione e il mondo arbitrale.
Ripassatevi le deposizioni riguardanti questi due argomenti e trovate, se siete capaci, almeno una parola che provi questo fantomatico potere.
Almeno una parola.
LA CUPOLA FEDERALE
Franco Carraro: Presidente Figc dal 2001 al maggio 2006, a fine 2004 venne rieletto col 94 per cento dei voti, fra i quali il peso di quelli della Juve era ovviamente irrisorio. Rievoca la famosa telefonata con Bergamo prima di Inter-Juve, evidenziando come fosse costretto a raccomandare al designatore arbitrale di istruire l’arbitro a non prendere decisioni, nel dubbio, favorevoli alla Juve, per evitare il linciaggio mediatico. Piuttosto, molto dubbie furono le sue raccomandazioni a Bergamo nel tutelare la Lazio (tra l’altro, Carraro era in grave conflitto di interesse per via di Capitalia), con la scusa che i biancazzurri si sentivano penalizzati dagli arbitri. Su Moggi e la Nazionale, specifica di aver chiesto a Giraudo il permesso di coinvolgere il DG più competente d’Italia in una collaborazione per preparare l’avventura del 2006.
Cosimo Ferri: Magistrato, ex componente della commissione vertenze economiche della Figc, conoscente di Lotito, viene sentito per chiarire alcuni rapporti tra Lotito e Mazzini e fra Lotito e Della Valle. In generale, lamenta alcune forzature nei verbali dell’interrogatorio che subì nel 2006, durato sei ore, e alla fine l’accusa non riesce ad avere da lui alcuna conferma, né riguardo a presunti interessamenti di Mazzini per un arbitraggio amico, né riguardo a una non meglio precisata “proposta da bandito” che Lotito lamenta di aver subito da Della Valle. Anche perché Ferri fa un ritratto di Lotito piuttosto caricaturale, più grottesco che losco.
Fiorella Bocchini: Segretaria dell’ufficio di presidenza (Carraro e Ghirelli) dal 2001, viene sentita in relazione al caso Boudianski e Zeytulaev, giocatori juventini per i quali l’accusa cerca di dimostrare illecite pressioni moggiane, tramite Ghirelli, per indirizzare la sentenza a loro carico. In realtà, la Bocchini ricorda solo contatti fra Ghirelli e Martellino (presidente Corte Appello Federale) a provvedimento già emesso, e non prima. Per il resto, nel controesame gli avvocati di Moggi evidenziano i tentativi dei carabinieri di indirizzare la sua testimonianza, nell’estate del 2006.
LA CUPOLA ARBITRALE
Manfredi Martino: Segretario CAN, presentato fin da maggio del 2006 come il testimone chiave per l'accusa, è stato protagonista di una deposizione fiume dalla quale i media hanno prelevato chirurgicamente una sua impressione su un colpo di tosse di Bergamo in occasione del sorteggio di Milan-Juve (arbitro Collina, non certo un ultrà bianconero) per far credere che l'accusa avesse segnato un punto. Vicenda paradossale in quanto, nonostante gli interrogatori fiume e le pressioni del pm, di elementi a suffragio della teoria del sorteggio truccato se ne vedono proprio pochi, ma soprattutto in quanto gli stessi giornali che hanno sparato titoli tipo "Così truccavamo i sorteggi" sembrano dimenticarsi del fatto che il sorteggio, senza il contributo dei giornalisti, mica si sarebbe potuto truccare.
Dario Galati: Segretario della CAN durante gli anni delle sette sorelle, ripercorre la storia e le procedure della Commissione Arbitrale Nazionale negli anni di Bergamo e Pairetto. Evidenzia anche alcune magagne, che non riguardano però tanto gli imputati, quanto il sistema nel suo complesso. Inquietante l'episodio del funzionario Figc Lulli, che nel 2005 gli raccontò di aver raccolto da un dirigente interista la confidenza secondo cui avevano commissionato un'indagine illegale sugli arbitri.
Riccardo Pirrone: Ex arbitro attivo tra il 1998 e il 2001, come Nucini lamenta di essere stato ingiustamente messo da parte dai designatori. La sua deposizione non è tanto contro gli ex dirigenti della Juve, quanto contro i designatori, che ritiene agissero con criteri non meritocratici. Riporta anche dubbi sulla regolarità del sorteggio, a causa del fatto che a volte le palline si aprivano per sbaglio, ma nemmeno lui sa fornire elementi concreti. Dà l'impressione di essere mosso più che altro dal risentimento per non essere riuscito a far carriera.
Fabrizio Babini: Guardalinee che si sentiva spesso con l’ex addetto agli arbitri milanista, con il quale a volte scambiava anche considerazioni velenose nei confronti della Juve. Lamenta di non essere più stato chiamato per dirigere la Juve dopo una vittoria bianconera col Milan nel '99 (ma, avendo la Juve vinto, perché non dovrebbero più averlo voluto?) e attribuisce questa preclusione a una non meglio chiarita volontà di Pairetto (riporta una confidenza di Meani), che considera contiguo alla Juve; ma nel controesame deve ammettere la sua antipatia per la Juve, e che probabilmente i designatori ne tenevano conto. Ridimensiona alcune malignità dette al telefono a Meani, riguardanti Bertini e i discorsi sulle ammonizioni preventive juventine, di cui teneva una statistica che ammetterà non essere per nulla indicativa.
Gianmario Cuttica: Arbitro ai tempi Bergamo e Pairetto, viene convocato solo per aver ascoltato degli sfoghi dell’assistente Puglisi (altrimenti definito “ultrà milanista”) per non essere mai convocato ad arbitrare la Juve. Testimonianza insignificante. Eppure nel 2006 subì un interrogatorio incalzante di 7 ore.
Matteo Trefoloni: Ai tempi di Bergamo e Pairetto era un po’ la mascotte del gruppo degli arbitri. In particolare, racconta del ruolo della segretaria CAN Fazi (interessarsi dei problemi degli arbitri), del fatto che vi entrò in confidenza, tanto da raccogliere i suoi sfoghi per l’allontanamento che la donna subì da parte di Carraro, e dei tentativi della stessa di farsi aiutare anche da Moggi per evitare tale allontanamento (Moggi si interessò anche, e senza esito, ma da intercettazioni sappiamo che non si fidava per nulla di lei). Riguardo al campionato 2004-05, viene ricordato solo per aver rinunciato ad arbitrare Roma-Juve adducendo un’influenza, in sé vera, ma che ammette aver accolto con sollievo, perché in quel periodo non era all’altezza di affrontare un impegno così difficile.
Emidio Morganti: La sua viene definita dal giudice Casoria deposizione “ad colorandum”, cioè inutile e soporifera. Gli chiedono di tutto, tipo le magliette che l’allora team manager Alessio Secco donava agli arbitri che dirigevano le partite della Juve, ma senza cavarne nulla di male. Analizzando le indagini dei cc, i difensori di Moggi, chiedono di verbalizzare il fatto che esista una costante: la sproporzione enorme tra il tempo trascorso in caserma e il materiale verbalizzato e controfirmato.
Giancarlo Marocchi: Sentito sia come dirigente del Bologna in relazione al famoso Fiorentina-Bologna nel quale vennero ammoniti da De Santis Petruzzi e Nastase, sia come giocatore bianconero sotto la gestione Moggi. Nella prima veste, dopo la partita protestò per le sanzioni di De Santis, ma ovviamente non aggiunge alcun elemento sostanziale alla teoria secondo cui Moggi si sarebbe preoccupato di far ammonire (telepaticamente) due giocatori che manco erano titolari fissi, in una squadra da zona retrocessione. Nella seconda veste, gli viene chiesto conto di un “Ci penso io” che Moggi avrebbe detto verso la fine della stagione 1994-95, quella del primo scudetto di quella gestione. Ovviamente, dalle parole di Marocchi si evince che quella frase non sottintendeva alcunché di losco, ma era solo una rassicurazione di un dirigente un po’ spaccone.
Mario Mazzoleni: Ex arbitro chiamato per un Lazio-Cagliari del 2005-06, campionato per la verità non oggetto del procedimento, nel quale c'era un nuovo designatore: Maurizio Mattei. Racconta, comunque, di raccomandazioni prima di quella partita, e di rimproveri poi, da parte di Mattei, provocati da pressioni laziali, e del fatto che dopo quel match non venne più chiamato a dirigere. Interessante per noi il passaggio in cui sottolinea che in quegli anni gli arbitri non venivano informati dalla CAN su chi fossero i diffidati, e che quell'informazione la reperivano, nel caso, dalla Gazzetta.
Werther Cornieti: Ex arbitro, dirigente calcistico, incaricato dal Brescia calcio di analizzare le direzioni di alcune partite lungo il percorso di Lazio e Fiorentina verso la salvezza, evidenzia errori che a suo dire favorirono i club di Lotito e Della Valle. I difensori mettono in evidenza episodi di segno contrario che secondo loro avrebbe omesso.
Rosario Coppola: Nell’estate 2006 raccolse l’appello di Borrelli affinché si facesse vivo un “pentito” che confessasse gli illeciti contestati agli imputati di Farsopoli, e si presentò ai Carabinieri di via In Selci. Dato che l’episodio di pressione indebita che voleva denunciare riguardava non il mostro Moggi ma l’Inter, non venne incredibilmente verbalizzato. In pratica, dopo un Venezia-Inter (caratterizzato pure da un ennesimo caso di irruzione di Facchetti negli spogliatoi arbitrali), ricevette pressioni affinché smentisse il referto della partita, per consentire alla Commissione Federale di ridurre da due a una le giornate di squalifica di Cordoba. Dopo essersi rifiutato, per la sua carriera fu il declino.
PUNTATE PRECEDENTI:
Farsopoli, i testi d'accusa/1 - Testi chiave senza toppa e parti lese non da Moggi