Kefeo
LA STRUTTURA ASSOCIATIVA
Fonte: “Il libro nero del calcio”, vol. 1
Capitolo “La struttura associativa”
Si sta facendo un elenco delle presunte pregresse “malefatte” di Moggi. A pagina 7, nel completare l’elenco:
“[…] ed infine la vicenda giudiziaria legata allo scandalo dei Rolex destinati agli arbitri”. Curioso, ma c’è scritto proprio questo. Un dirigente della Roma regala orologi di gran valore agli arbitri e questo viene messo nell’elenco delle presunte malefatte non punite di Moggi. Ecco il seguito della fumettistica spiegazione: “La vicenda – pubblicizzata con uno scoop giornalistico evidentemente attivato nell’interesse delle società Juventus e Milan come sostenuto dal giornalista TEOTINO Gianfranco nelle dichiarazioni rese al PM in data17.04.2000 – non ebbe altro effetto che consolidare il sistema di potere gestito da Moggi e dai due designatori Bergamo e Pairetto ridicolizzando il goffo tentativo di Sensi di proporsi in chiave simpatia con la struttura arbitrale”.
In altre parole Sensi commette un illecito sportivo tentando di comprare degli arbitri, e i redattori lo definiscono ”effetto simpatia”. Per di più il dirigente non viene nemmeno sottoposto ad inchiesta, e tutto ciò diventa una prova del potere di Moggi.
In altre parole, sarebbe come dire che se una persona, ad esempio, si trovasse in banca per tentare una rapina, ed una seconda persona ne divulgasse la notizia, risulterebbe invece coinvolta una terza persona (una qualsiasi tra tutte quelle che non sono andate in banca per fare la rapina) che ne trarrebbe vantaggio dal risalto dato all’atto di disonestà perpetrato dalla prima persona.
Niente di eclatante rispetto a quello che si vedrà in seguito, è curioso però notare che già a pagina 7 di tutto l’incartamento mediatico si trovano le tracce del senso di equilibrio ed imparzialità con il quale è stata condotta l’intera indagine.

CARRARO E BERGAMO
Fonte: “Il libro nero del calcio”, vol. 1
Pagina 126
Viene qui illustrata un’intercettazione telefonica tra Franco Carraro, presidente federale, e Paolo Bergamo, uno dei due designatori arbitrali.

La data è 26 novembre 2004, e di lì a poco ci sarebbero state delle importanti elezioni in seno alla FIGC. Carraro ovviamente ha a cuore che non si abbiamo rumori, scenate, richieste da parte di certa stampa di far cadere delle teste (evidentemente teme per la sua).
Il 28 si gioca Inter - Juventus. I rumori mediatici che possono scuotere l’ambiente e che Carraro teme sono, ovviamente, quelli di una partita decisa magari da un errore arbitrale a favore della Juventus.
Nota: tutta la premessa di cui sopra sulla la situazione dei “rumori mediatici” le elezioni a venire, le cautele di Carraro, ecc., viene illustrata nel documento commentato dai CC preposti all’analisi delle intercettazioni.
Rivolgendosi a Bergamo, alludendo all’arbitro e tenendo conto che le elezioni di cui sopra sono di poco successive a quella partita, Carraro dice quanto segue: “...che faccia la partita onesta per carità, ma che non faccia “errori” a favore della Juventus per carità”.
Apparentemente una frase tutto sommato normale, ma nell’interpretazione che i CC daranno di questa frase compare una delle tante perle di tutta questa vicenda: le due virgolette che delimitano la parola errori.
Sono parte integrante e fondamentale delle conclusioni dei CC.
A noi sembra impossibile, in una conversazione telefonica in cui si fa solo uso della voce, pensare di leggere delle virgolette.
A voler pensare male, sembrerebbe pura manipolazione su un dato di fatto, la sintesi più bieca e subdola del significato di pregiudizio, non soddisfacenti le interpretazioni vengono addirittura manipolate le stesse conversazioni.
Quel virgolettato artificiosamente ed indebitamente aggiunto permette dunque ai CC di giungere a questa conclusione, nero su bianco: “...il favoritismo degli arbitri nei confronti della Juventus è notorio nell’ambiente e soprattutto è risaputo anche al presidente federale”.
Ma c’è un piccolo problema: Carraro non ha detto “errori” con le virgolette.

CARRARO E L’INTERPRETAZIONE DEI CC
Fonte: “Il libro nero del calcio”, vol. 1
Pagina 150.
Questa volta la partita in questione è Roma-Juventus terminata 1-2 il 5 marzo 2005.
La Juventus vince la partita, ma come spesso succede quando la Juventus vince all’Olimpico le polemiche del dopo-partita sono ormai d’obbligo anche nelle trasmissioni televisive. In questa occasione c'è un rigore per la Juventus DUBBIO a velocità normale (era al limite dell’area) MA GIUDICATO POI REGOLARE in moviola.
In questo contesto si inserisce la telefonata di Carraro a Bergamo nella quale il primo ricorda all’interlocutore che era stato molto chiaro: “...se c’è un dubbio per carità che che che che il dubbio non sia a co... a favore della Juventus...”
E poi prosegue: “...dopo di che... che succede... gli dà quel rigore lì?” Il commento dei CC su queste frasi è naturalmente privo di dubbi:
“...anche dalla conversazione che segue emerge, altresì, che il favoritismo degli arbitri nei confronti della Juventus è notorio nell’ambiente e soprattutto, fatto questo ancora più grave è risaputo anche dal presidente federale CARRARO ... ciò a riprova della solidità del meccanismo creato da MOGGI.” Ci permettiamo di far notare che piuttosto, in questo caso, l’affermazione di Carraro è molto grave ma ai danni della Juventus, poiché mentre nel primo caso (quello di cui sopra, relativo a Juventus-Inter) il suggerimento era vago e generico, in questo caso si sostiene che un rigore valido non doveva essere dato in quanto dubbio e poiché questo avrebbe suscitato polemiche: ovvero un rigore a favore della Juventus, anche se regolare, non deve essere dato se dubbio perché ciò avrebbe innescato delle polemiche da parte della stampa e ciò avrebbe probabilmente danneggiato la poltrona di Carraro.
Tanto è vero quanto detto sopra che di lì a poco Carraro aggiunge:
“...allora quando un arbitro dà un rigore al limite dell’area vuol dire che gli scappa che la Juventus voglia... debba vincere la partita...” rimanifestando la sua paura di cui sopra.
Bergamo tra l’altro dice:
“...io non ho sbagliato ieri presidente perché RACALBUTO era preparato e ha sbagliato PISACRETA. Il rigore era un metro dentro...” e Carraro NON nega questa circostanza.
Tirando le somme, quindi, una telefonata in cui il presidente della FIGC dice che nel dubbio bisogna sfavorire la Juventus viene invece interpretata dai CC come prova del potere di Moggi.
L’interpretazione di questa telefonata è emblematica di tutta la faccenda: è da evidenziare che sono proprio questo tipo di intercettazioni quelle che, secondo i CC deputati ad eseguire gli “sbobinamenti”, determinano l’esistenza della “cupola”; intercettazioni e interpretazioni che verranno poi riportate tali e quali nelle tesi accusatorie del procuratore federale Stefano Palazzi.

Non esistono infatti altre telefonate più esplicite e/o con prove accusatorie incontestabili, il che magari giustificherebbe anche la pratica di fornire un’interpretazione personale e non fondata delle telefonate “interpretabili”, simili a quella appena illustrata.
No, tutte le intercettazioni esaminate (e interpretate) sono dello stesso tipo, di cui abbiamo appena letto un esempio brillante.

LE AMMONIZIONI MIRATE
Vediamo ora da dove nasce il discorso delle "ammonizioni mirate", accusa che in larga parte ha contribuito a gettare fumo e ombre sulla figura della dirigenza juventina.
A pagina 128 del "Libro nero del calcio", vol. 1, leggiamo:
“La conversazione dello scorso 5 dicembre fornisce elementi concreti sull’accordo preesistente all’interno della compagine a cui capo v’è Moggi per il raggiungimento ognuno dei propri interessi. Infatti dalla conversazione è possibile rilevare una condotta concreta che evidenzia un preventivo accordo criminoso a monte consistente nella reciproca e predeterminata disponibilità a cooperare al fine di procurare un vantaggio che comporta necessariamente un danno altrui... La conversazione si svolge tra il giornalista Tony Damascelli e Moggi.”
Ecco la telefonata:
D: Oh comunque De Santis ha fatto il delitto perfetto, eh?
M: Che ha fatto?
D: c’abbiamo i tre gio… i tre difensori del Bologna fuori squalificati tutti e tre
M: ma perché chi c’avevano loro diffidato?
D: Tutti e tre, ehm, come si chiama: Nastase, Petruzzi e Gamberini
M: UHHM
D: non male no?
M: Eh, aho meno male che te devo dì
D: no, no, meglio
Poi cambiano argomento e parlano di temi tecnici calcistici.
A noi sembra proprio che da una conversazione insignificante e nella quale Luciano Moggi casca palesemente dalle nuvole quando si accenna ai fatti di una partita cui non ha assistito, si tirano conclusioni tendenziose, ma definitive e certe, successivamente utilizzate senza dubbi nei processi sportivi.